L’insulino-resistenza si riscontra spesso nelle persone con adiposità viscerale (cioè un alto grado di tessuto adiposo sotto la parete addominale). Per quanto riguarda l’adiposità viscerale, una gran quantità di prove suggerisce due forti legami con la resistenza all’insulina. Innanzitutto, a differenza del tessuto adiposo sottocutaneo, le cellule adipose viscerali producono una quantità significative di citochine proinfiammatorie, come fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-a),NFkappaB e di interleuchina-1 e -6,citochine ecc In numerosi modelli sperimentali, queste citochine pro infiammatorie possono profondamente disturbare la normale azione dell’insulina nelle cellule adipose e muscolari, e può essere un fattore importante nel causare al corpo intero resistenza all’insulina osservata nei pazienti con adiposità viscerale. Una grande attenzione alla produzione di citochine proinfiammatorie è concentrata sul sentiero IKK-beta/NF-kappa-B, una rete proteica che aumenta la trascrizione di geni di citochine. In secondo luogo, adiposità viscerale è correlato ad un accumulo di grasso nel fegato, una condizione nota come steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Il risultato di NAFLD è un eccessivo rilascio di acidi grassi liberi nel sangue (a causa di lipolisi maggiore) e un aumento della produzione epatica di glucosio, entrambi i quali hanno l’effetto di esacerbare la resistenza periferica all’insulina e aumenta il diabete mellito tipo 2 .
L’insulino-resistenza è spesso associata a uno stato di ipercoagulabilità (fibrinolisi alterata) e aumento dei livelli di citochine infiammatorie.
Da tutto cio si evince che esiste un forte legame tra OBESITA’, INFIAMMAZIONE CRONICA, AUMENTATA RESISTENZA DELLA CELLULA ALL’INSULINA, E DIABETE DI TIPO2.
OSEBO E IL DIABETE
Come OSEBO puo’ intervenire in questo processo di resistenza all’insulina? Da piu di un decennio diverse universita’ nel mondo hanno lavorato e stanno attualmente lavorando su questa problematica giungendo alla conclusione con lavori sia in vitro che in vivo che delle sostanze presenti nel Mangostano denominati XANTONI (nel Mangostano ce ne sono 43) hanno la capacita’ di intervenire sul processo infiammatorio cronico mediante blocco del gene IKK-beta e di conseguenza sul NF-Kappa-B che sembra essere in stretta relazione al diabete di tipo 2 e delle sue complicanze microvascolari e aterosclerotiche.Qusto porterebbe sia ad una prevenzione del diabete 2 che ad una riduzione della resistenza della cellula all’insulina con conseguente livellamento dell’indice glicemico.
Uno studio pubblicato sul Nutrition Journal, in riferimento ai benefici del di Mangostano nel prevenire malattie cardiache e diabete nei pazienti obesi.
Assumere il mangostano – spiega Jay Udani, coordinatore della ricerca – ha fatto registrare una riduzione di 1.33 mg della proteina C-reattiva rispetto al gruppo placebo”. Una diminuzione significativa se si pensa che le infiammazioni, causate dall`aumento della PCR, sono indicatori plausibili di malattie cardiovascolari e di sindrome metabolica, entrambe molto frequenti nei casi di obesità. Riducendo il rischio di infiammazioni attraverso l`assunzione di mangostano, i ricercatori ritengono sia possibile ridurre il rischio di effetti collaterali nelle persone obese. Saranno tuttavia necessari “ulteriori studi – conclude Udani – per confermare e definire ulteriormente i benefici di questo frutto”.
Il livello della PCR nel sangue (proteina prodotta dal fegato che viene poi rilasciata nel circolo sanguigno), aumenta considerevolemente in presenza di infiammazioni. E’ possibile quindi affermare che il Mangostano potrebbe essere un ottimo alleato naturale per ridurre l’infiammazione, senza presentare effetti secondari derivanti da altri tipi di trattamenti.
[01866] Rischio cardiovascolare nei giovani diabetici legato all’insulino-resistenza
7 Dicembre 2009
In un recente studio condotto presso la University of Colorado di Denver è stata scoperta una insulino-resistenza anormale in alcuni giovani affetti da diabete tipo 1. Il diabete tipo 1 comincia spesso durante l’infanzia. Ai pazienti affetti da diabete tipo 2 viene costantemente monitorata l’insulino-resistenza, ma questa non è invece una pratica comune negli individui con diabete tipo 1, specialmente in coloro che sono normopeso. In questo studio i ricercatori hanno misurato la sensibilità all’insulina e la funzionalità del cuore e del sangue in 12 adolescenti affetti da diabete tipo 1 e hanno confrontato queste misure con quelle rilevate in 12 individui non diabetici, ma aventi la loro stessa età e lo stesso indice di massa corporea. Hanno scoperto che, così come avviene nei pazienti affetti da diabete tipo 2, l’insulino-resistenza può avere conseguenze cardiovascolari negative anche nel diabete tipo 1.
[Tratto da Medical News Today –
SOVRAPPESO/OBESITA’ E INFIAMMAZIONE CRONICA
Parlare di sovrappeso ed obesità e limitarsi a definirli un problema di chi “mangia troppo” è riduttivo e profondamente errato, e talvolta è inconcludente pensare di risolvere semplicemente il problema con una dieta ipocalorica standard. Per dimagrire NON BASTA IL SOLO REGIME IPOCALORICO: è importante assumere delle abitudini più sane, consumando cibi RICCHI DI SOSTANZE che aiutano a stimolare il metabolismo invece di deprimerlo.Quindi per dimagrire è necessario agire sul metabolismo, andando a verificare se esistono le condizioni di:
- infiammazione cronica
- stress ossidativo
- Se esistono (e sempre esistono queste condizioni, associate all’accumulo di adipe o massa grassa, soprattutto addominale), esse da sole spiegano il calo del metabolismo,la riduzione del consumo delle calorie che si trasformano in grassi e che portano ad aumentare ulteriormente il peso, in un circolo vizioso senza fine.
Allora, oltre che mangiare meglio e aumentare il movimento, bisogna risolvere queste condizioni cambiando l’alimentazione, e integrando sostanze capaci con i suoi fitonutrienti di prevenire l’infiammazione cronica e lo stress ossidativo (radicali liberi in eccesso) oppure in caso di infiammazione cronica in atto, di inbire la stessa,riportando il metabolismo al suo normale lavoro con consumo delle calorie.
Oggi conosciamo rimedi naturali come i XANTONI (IL Mangostano ne contiene 43) che integrando la nostra alimentazione ci aiutano a combattere l’infiammazione cronica e lo stress ossidativo. E’ L’INFIAMMAZIONE CRONICA CHE DETERMINA UN RALLENTAMENTO DEL METABOLISMO CON RIDUZIONE DEL CONSUMO DELLE CALORIE CHE NON CONSUMATE SI TRASFORMANO IN ALTRO ADIPE,QUINDI E’ FONDAMENTALE RIDURRE L’INFIAMMAZIONE CRONICA.
COME L’OSEBO (prodotto a base di Garcinia Mangostana) puo’ intervenire in questo processo di associazione tra obesita’ e infiammazione.
- Da piu di un decennio diverse universita’ nel mondo hanno lavorato e stanno attualmente lavorando su questa problematica giungendo alla conclusione con lavori sia in vitro che in vivo che delle sostanze presenti nel Mangostano denominati XANTONI (nel Mangostano ce ne sono 43) hanno la capacita’ di intervenire sul processo infiammatorio cronico mediante blocco del gene IKK-beta e di conseguenza sul NF-Kappa-B con conseguente inibizione dell’infiammazione nei macrofagi umani e negli adipociti umani.
- Assumere alimenti di scarsa qualità (zuccheri, grassi trans, grassi saturi, ecc.) che non rispondono alle nostre reali necessità fisiologiche ed evolutive, scatena una serie di messaggi infiammatori che impediscono al metabolismo di funzionare correttamente.
CHE COSA DICE LA SCIENZA SULL’INFIAMMAZIONE E SOVRAPPESO /OBESITA’
Le più comuni cause di infiammazione sono la nostra alimentazione (zuccheri, cibi ad alto carico glicemico, grassi animali, cibi industriali, ecc…) e la mancanza di attività fisica’Questo porta al sovrappeso. Il sovrappeso favorisce la comparsa di infiammazioni e viceversa: la presenza di infiammazioni favorisce l’obesità, in un circolo vizioso estremamente dannoso. Ruolo dell’infiammazione cronica nell’insorgenza di alterazioni metaboliche sovrappeso/obesita’sempre più diffuse e che rappresentano oltre che un problema estetico soprattutto un fattore di rischio: razionale d’ impiego del Mangostano. Nella letteratura scientifica si dà sempre maggior risalto all’associazione tra malattia infiammatoria e sovrappeso/obesità: citando ad esempio uno dei primi articoli in materia comparso su The Journal of Clinica Investigation dal titolo “Obesity-induced inflammatory changes in adipose tissue” (1) emerge chiaramente l’importanza che il sistema immunitario ha nella patogenesi dell’obesità: il tessuto adiposo dei soggetti sovrappeso od obesi è caratterizzato dall’infiltrazione di macrofagi, importante fonte di infiammazione di questo tessuto. Si evidenzia in tal senso come le patologie metaboliche correlate all’obesità siano associate con una risposta infiammatoria cronica caratterizzata da una produzione anomala di citochine, dall’aumento di molecole di fase-acuta e dall’attivazione delle vie dell’ infiammazione. Una caratteristica molto interessante della risposta infiammatoria che emerge in presenza dell’obesità è che sembra essere innescata e risiedere principalmente nel tessuto adiposo. A supporto e ulteriore conferma di questi studi, negli ultimi anni, ulteriori ricerche hanno evidenziato una correlazione tra INFIAMMAZIONE ed OBESITA’; come si evidenziato da altri articoli pubblicati nel 2006 su The Journal of Clinical Investigation dal titolo “MCP-1 Contributes to macrophage infiltration into adipose tissue, insulin resistance, and hepatic steatosis in obesity” (2) e su Cytochine Netw dal titolo “Recent advances in the relationship between obesity, inflammation, and insulin resistance” (3) a conferma di come il sistema immunitario abbia un ruolo importantissimo nella patogenesi dell’obesità e nell’insulino resistenza. Nel 2007 su Int J Obes (London) è stato pubblicato un articolo dal titolo “Human adipose tissue macrophages are of an anti-infiammatory phenotype but capable of pro-infiammatory mediator production” (4) dove si evidenzia che l’infiammazione a basso grado attiva i macrofagi (cellule del sistema immunitario) che si trovano nel tessuto adiposo, e questi sono essi stessi responsabili dell’infiammazione di questo tessuto e inducono inoltre l’organismo ad un rallentamento metabolico tale per cui invece di consumare calorie le accumulano, si depositano come altro tessuto adiposo. Ne consegue un’importante correlazione tra modalità alimentari e induzione di resistenza insulinica e sviluppo di malattie metaboliche, in particolare tra modalità alimentare e attivazione delle adipochine.
BIBLIOGRAFIA MANGOSTANO OBESITA’/DIABETE
- γ-Mangostin Inhibits Inhibitor-κB Kinase Activity and Decreases Lipopolysaccharide-Induced Cyclooxygenase-2 Gene Expression in C6 Glioma Cells
- The American Society for Pharmacology
- Xanthones from Mangosteen Prevent Lipopolysaccharide-Mediated Inflammation and Insulin Resistance in Primary Cultures of Human Adipocytes.
- 2009 American Society for Nutrition
- Xanthones from mangosteen inhibit inflammation in human macrophages and in human adipocytes exposed to macrophage-conditioned media.
- J Nutr. 2010 Apr;140(4):842-7. Epub 2010 Feb 24
- Evaluation of Mangosteen juice blend on biomarkers of inflammation in obese subjects: a pilot, dose finding study.
- Nutrition Journal 2009.
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